Il dolce potere della gentilezza

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Come piccoli gesti possono cambiare il mondo

In un mondo frenetico e duro come quello in cui viviamo oggi, esiste una forza silenziosa capace di trasformare vite e illuminare le giornate: la gentilezza. Come un raggio di sole che penetra attraverso le nuvole, un gesto gentile ha il potere di sciogliere il gelo dell’indifferenza e riscaldare i cuori.

La gentilezza non conosce confini e non discrimina; è un dono che tutti possono offrire e ricevere, un linguaggio universale che parla direttamente all’anima. Un sorriso, una carezza, una parola di incoraggiamento, un piccolo aiuto inaspettato: sono questi i semi da cui fioriscono connessioni autentiche e comunità più forti.

In queste righe, esploreremo insieme il meraviglioso mondo della gentilezza, scoprendo come piccoli atti di bontà possono generare onde di positività, cambiando non solo la vita degli altri, ma arricchendo profondamente anche la nostra.

Essere gentili non è solo un gesto verso l’esterno, ma un nutrimento per il nostro spirito.

La storia di Laura: il potere della gentilezza in ospedale

Prima di continuare, voglio raccontarvi una storia toccante di una nostra collega infermiera, che chiamerò Laura (un nome inventato per tutelare la sua privacy).

Laura è un’infermiera del reparto di pediatria oncologica. Una mattina, appena inizia il turno, comincia il suo solito giro nelle camere. Prima di tutto, entra in ogni stanza per salutare i suoi piccoli pazienti con un sorriso. Quella mattina, entrando nella prima stanza accanto alla guardiola degli infermieri, nota uno dei bambini, seduto alla finestra, che fissa il vuoto con uno sguardo triste. Laura si avvicina dolcemente e gli chiede: “Ciao Luca, come stai oggi?”.

Luca si volta piano piano e, con voce bassa, risponde: “Non molto bene… Mi manca casa”.

Con delicatezza, Laura lo fa sedere sul letto e si siede accanto a lui: “Lo so, deve essere davvero difficile. Che ne dici se facciamo qualcosa per rendere questa stanza un po’ più simile a casa tua?”.

Nei giorni seguenti, Laura porta in reparto piccoli oggetti colorati e adesivi, e invita tutti i bambini a disegnare qualcosa da regalare ai loro vicini di letto, per poi attaccare i disegni alle pareti. L’entusiasmo dei bambini cresce in fretta, e presto tutto il reparto si trasforma: le pareti si riempiono di disegni e le stanze di piccoli oggetti personali. L’atmosfera cambia, si respira un’aria di allegria, e i sorrisi dei bambini sono contagiosi.

Un giorno, mentre Laura si prepara per il consueto giro mattutino, vede Luca che la chiama felice dal corridoio: “Laura! Il dottore ha detto che posso tornare a casa!”. Laura, emozionata, lo abbraccia e gli dice: “Sono così felice per te, Luca”.

Luca, con gratitudine, risponde: “Grazie, non solo per avermi curato, ma per avermi fatto sentire a casa anche qui in ospedale”.

In quel momento, Laura capisce quanto la gentilezza possa essere potente, tanto quanto qualsiasi medicina. I suoi piccoli gesti gentili non solo alleviano il dolore fisico, ma scaldano anche i cuori dei suoi pazienti.

Da quel giorno, Laura continua a diffondere gentilezza, consapevole che ogni piccolo gesto può fare una grande differenza nella vita dei suoi piccoli pazienti. Essere gentili non è solo un gesto verso gli altri, ma è anche un nutrimento per il nostro spirito.

Perché è così importante parlare di gentilezza?

Innanzitutto, parlare di gentilezza richiama l’altruismo, e l’altruismo richiama la cooperazione. Connetterci con gli altri attraverso atti gentili ci consente di soddisfare i nostri bisogni psicologici di base, di relazione e appartenenza.

Ma vi starete chiedendo: ok, abbiamo capito che la gentilezza ha effetti positivi a livello sociale, ma a livello individuale cosa accade?

Prova a ricordare l’ultima volta che hai compiuto un gesto gentile. Probabilmente ti sarai sentito bene, avrai provato un senso di soddisfazione, un bagliore caldo che accende i nostri sistemi di ricompensa del cervello.

La gentilezza non solo fa bene, ma ci fa anche bene. Compiere atti di gentilezza può aumentare la soddisfazione per la vita e migliorare l’umore, stimolando il rilascio di serotonina e ossitocina, riducendo così paura e ansia. Addirittura, per gli adolescenti, può aumentare l’autostima: la gentilezza ci rende felici.

Benefici psicologici della gentilezza

Sia i piccoli atti, come tenere aperta la porta per far entrare uno sconosciuto, accarezzare un animale o portare il caffè a un collega, sia i favori più grandi, come aiutare un amico a traslocare, possono avere un impatto positivo sul nostro benessere psicologico. (Rowland & Curry, 2019).

I ricercatori dell’Università di Oxford hanno recentemente scoperto che possiamo aumentare i nostri livelli di felicità quando siamo gentili, sia verso le persone con cui abbiamo legami stretti, sia con quelle con cui abbiamo legami più deboli.

Come la gentilezza può aiutare nell’ambito ospedaliero

Essere gentili è particolarmente importante in ambienti come quello ospedaliero, dove i pazienti affrontano situazioni di stress, dolore e vulnerabilità. La gentilezza può contribuire a migliorare notevolmente il benessere fisico e psicologico dei pazienti, aiutandoli a sentirsi più sicuri e meno soli. Infermieri e personale sanitario che praticano la gentilezza non solo alleviano il dolore fisico, ma anche il disagio emotivo, rendendo l’esperienza ospedaliera più umana e meno traumatica.

Tre passi per allenare la gentilezza

La psicoterapeuta e autrice di Kindness Cure, la dottoressa Tara Cousineau, afferma che la gentilezza è un momento di connessione umana. Poiché ogni interazione porta con sé una potenziale minaccia o una potenziale ricompensa, ci vuole coraggio per connettersi con l’altro. Ma come possiamo allenarci a diventare più gentili?

1. Inizia da te stesso

Le persone possono essere incredibilmente scortesi con sé stesse quando riflettono sulla propria vita, senza rendersene neanche conto. Come dice la dottoressa Cousineau: “Se ascoltiamo con attenzione il nostro dialogo interno, molto probabilmente non diremmo le stesse parole a qualcuno che amiamo: non sono abbastanza bravo, non sono abbastanza intelligente, non sono abbastanza”. La chiave per imparare ad essere più gentili con noi stessi risiede nell’auto-compassione, che si basa su tre pilastri:

  • Auto-gentilezza: tratta te stesso con la gentilezza e la comprensione che mostreresti alle persone che ami.
  • Comune umanità: riconoscere che non sei solo nel tuo dolore e che la sofferenza è un’esperienza umana condivisa.
  • Consapevolezza: mantenere le proprie esperienze negative così come sono, senza sopprimerle o identificarsi completamente con esse.

2. Coltiva il tuo istinto di gentilezza

Alcune persone tendono ad essere più empatiche di altre. In generale, tutti noi nasciamo con un istinto di gentilezza (compassione). Il nostro sistema nervoso si è evoluto per avere una sensibilità molto sintonizzata nel prendersi cura degli altri. Darwin considerava “l’istinto di simpatia” uno dei più forti istinti umani. È questo istinto che dobbiamo imparare a coltivare, secondo Cousineau, rafforzando il muscolo della compassione.

3. Trova il modo di essere gentile

Per coltivare la gentilezza come pratica quotidiana, la dottoressa Cousineau ci invita a riflettere su una domanda chiave: come posso trovare il modo di portare gentilezza nella mia giornata, sia per me che per un’altra persona?

Potremmo cercare qualcosa di generoso da dire sulle persone con cui stiamo interagendo, potremmo trovare modi per essere utili agli altri, potremmo riempire le nostre giornate di gratitudine e apprezzamento.

Potremmo anche rivolgerci a noi stessi con la gentilezza che desideriamo ricevere dagli altri, attraverso l’auto-compassione e la cura di sé. Tutto ciò include diventare consapevoli quando ci sentiamo sopraffatti, sofferenti, o quando percepiamo una minaccia. Dopo tutto, lo stress è spesso ciò che ostacola la gentilezza. Alla fine di ogni giornata sarebbe utile concentrarsi sulle cose che sono andate bene e notare cosa succede: forse, potremmo avvertire un sentimento positivo pervadere il nostro corpo e la nostra mente.

Allora sapete cosa vi dico? Lasciamoci inebriare da questa sensazione che ci dona benessere e divulghiamo il potere positivo della gentilezza.

Giornata Mondiale della Gentilezza | INFERMIERA ONLINE

La giornata della gentilezza: perché e quando si celebra?

La Giornata Mondiale della Gentilezza si celebra ogni anno il 13 novembre. Questa data è stata scelta perché coincide con il giorno di apertura della prima conferenza del World Kindness Movement, che si tenne a Tokyo nel 1997. Durante quella conferenza, diverse organizzazioni impegnate nella promozione della gentilezza si unirono per creare un movimento globale. L’incontro segnò l’inizio di un impegno internazionale a favore della diffusione della gentilezza come valore universale.

Successivamente, nel 1998, il World Kindness Movement ufficializzò la Giornata Mondiale della Gentilezza con l’obiettivo di incoraggiare atti di gentilezza in tutto il mondo e promuovere una maggiore consapevolezza del potere trasformativo di questi gesti. Il 13 novembre è quindi un giorno speciale per celebrare e ricordare che anche le piccole azioni possono contribuire a rendere il mondo un posto migliore.

L’obiettivo principale della Giornata Mondiale della Gentilezza è sensibilizzare le persone a compiere piccoli gesti di gentilezza e a riflettere sul loro impatto nella vita quotidiana. La gentilezza, infatti, non è solo una qualità morale, ma ha anche un valore sociale e psicologico, in grado di migliorare il benessere di individui e comunità.

Durante questa giornata, individui, scuole, aziende e organizzazioni sono incoraggiati a mettere in pratica atti di gentilezza, sia grandi che piccoli. Gli esempi possono variare da gesti semplici, come tenere aperta una porta per qualcuno, a progetti comunitari più strutturati volti a sostenere le persone in difficoltà. La Giornata della Gentilezza ci ricorda che ogni piccolo atto può fare una differenza significativa, trasformando il mondo un gesto alla volta.

Il 13 novembre è un’occasione per riflettere sul potere della gentilezza e sull’impatto che può avere nelle nostre vite e nella società. È un giorno in cui siamo invitati a guardare oltre noi stessi, verso il benessere degli altri, creando così un effetto domino che può diffondersi ben oltre i confini delle nostre azioni immediate.

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